Romolo e Remo arrivano al cinema con “Il Primo Re”

L'intervista di Prisca Civitenga a Matteo Rovere, Alessandro Borghi e Alessio Lapice
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Una vera sorpresa per il cinema italiano, “Il Primo Re” è un film atipico, crudo, selvaggio, violento, molto fisico e tutto parlato in latino arcaico. Il regista romano Matteo Rovere, che già aveva convinto pubblico e critica con “Veloce come il vento”, sguardo peculiare sulle corse automobilistiche con Stefano Accorsi, stavolta rilegge il mito di Romolo e Remo e della fondazione di Roma nel 753 a.C. in un film che stravolge il genere epico. C’è azione, certo non mancano battaglie sanguinarie, ma, con pochi dialoghi in una lingua ormai perduta, fa riflettere sull’amore, i legami di sangue, il potere, la fede, le scelte e il destino. Una leggenda lontana che ci riporta all’origine della civiltà occidentale e che guarda dentro tutti noi.

Una co-produzione internazionale da quasi nove milioni di euro, per un film coraggioso, girato quasi tutto in esterni, spesso al buio con la sola luce delle torce, per magnificare il fuoco, elemento centrale della narrazione, la fotografia, va sottolineato, è di Daniele Ciprì che lascia il segno. Per la ricostruzione storica sono stati chiamati gli archeologi dell’Università di Roma Tor Vergata, mentre la lingua è stata ricreata per l’occasione da un gruppo di semiologi dell’Università La Sapienza, le location, invece, sono principalmente le oasi del Lazio con la loro natura incontaminata. Il tutto per dare un estremo realismo al film, per catapultarci in un tempo antico calpestando gli stessi luoghi di oggi, scommessa vinta le atmosfere sono impeccabili. Forse proprio in ragione di questo realismo sono saltati elementi del mito come la Lupa, Rea Silvia o i colli di Roma.

Gli attori protagonsiti Alessio Lapice e Alessandro Borghi sono perfetti nei panni dei gemelli Romolo e Remo. Borghi conferma di essere uno dei migliori in circolazione, dopo l’eccellente prova di “Su la mia pelle”. Qui mostra tutta la sua fisicità, la fierezza, la forza, ma anche la fragilità umana.

Il Primo re ricorda le produzioni più estreme di Mel Gibson, Apocalypto e la Passione di Cristo, ma senza la stessa retorica, la natura selvaggia di The Revenant di Iñárritu, ma anche il realismo di Dunkirk di Nolan a cui Matteo Rovere si è ispirato. Un film viscerale, forse non per tutti, ma che dà una bella scossa al cinema italiano.

Sinossi:

Due fratelli, soli, nell’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda.