Roma Capitale: verso nuovi poteri e autonomia

Un passo storico per Roma Capitale è alle porte. Il disegno di legge costituzionale sui poteri di Roma, atteso da oltre vent’anni, potrebbe approdare oggi (30 luglio 2025) in Consiglio dei Ministri o, in ogni caso, prima della pausa estiva. Questa riforma mira a dotare la Capitale di maggiore autonomia, consentendole di gestire direttamente settori chiave che oggi ricadono sotto la competenza regionale.

Roma entra in Costituzione: un Ente a Sé

La novità più significativa è l’introduzione di Roma Capitale nell’articolo 114 della Costituzione. Non si tratterà dell’istituzione di una nuova Regione, ma Roma diventerà un ente a sé stante, al pari di Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni. Questo status speciale le permetterà di godere di deroghe di poteri attualmente affidati alla Regione, senza sconfinare nell’area vasta della Città Metropolitana.

Le competenze che dovrebbero passare a Roma riguarderanno ambiti cruciali come il governo del territorio, l’urbanistica, il trasporto pubblico, il commercio, il turismo e i beni culturali e ambientali. La sanità, invece, rimarrà sotto la gestione della Regione. Un esempio emblematico di questo trasferimento di poteri è il fondo per il Trasporto Pubblico Locale (TPL), che sarà erogato direttamente dal governo alla città, superando l’intermediazione regionale.

Risorse adeguate per la nuova Governance

Parallelamente alla devoluzione dei poteri, la riforma prevede l’assegnazione di risorse economiche adeguate al nuovo modello di governance. Questo garantirà a Roma la capacità finanziaria necessaria per gestire autonomamente le nuove competenze.

Il dossier è stato curato dai ministri Elisabetta Casellati (Riforme istituzionali e Semplificazione normativa) e Roberto Calderoli (Affari regionali), con il supporto del senatore Andrea De Priamo (FdI) nella fase istruttoria. Durante questo processo, sono stati ascoltati anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il governatore del Lazio, Francesco Rocca, a garanzia di un confronto istituzionale.

L’iter Parlamentare e l’obiettivo 2027

Dopo il via libera del Consiglio dei Ministri, sarà necessaria una legge dello Stato, approvata a maggioranza qualificata, per disciplinare l’ordinamento di Roma Capitale e i principi del decentramento. Questo testo dovrà passare per quattro letture parlamentari, con l’auspicio di tempi rapidi e la condivisione di eventuali modifiche con Comune e Regione.

L’obiettivo è che la norma sia in vigore per il 2027, in vista delle elezioni amministrative, permettendo al futuro sindaco di disporre già di ampi poteri legislativi. Per la premier Giorgia Meloni, questa riforma rappresenta la concretizzazione di un impegno assunto nel 2020 con l’approvazione unanime alla Camera di un ordine del giorno che chiedeva maggiori poteri e fondi per la Capitale. Questo sottolinea l’importanza di Roma nelle priorità del governo, come dimostrato anche dalla cabina di regia sul Giubileo e la collaborazione istituzionale con l’amministrazione cittadina.

Un traguardo con riflessi Elettorali

L’ottenimento di poteri speciali per Roma Capitale potrebbe avere un impatto significativo anche in termini di consenso per le prossime elezioni comunali. Mentre il centrodestra non ha ancora espresso candidature ufficiali, il sindaco Roberto Gualtieri ha già annunciato la sua ricandidatura. Il nuovo scenario richiederà un primo cittadino capace di gestire una complessità accresciuta.

Il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha ribadito il suo sostegno all’autonomia, sia per le Regioni a statuto speciale che per la Capitale. Come ha affermato in una nota, “autonomia vuol dire più poteri ma anche più responsabilità”, un principio che si estende anche alle Regioni a statuto ordinario che dimostrino le capacità e le condizioni per richiederla. L’approvazione del ddl su Roma Capitale e la prossima sottoscrizione delle intese con le prime Regioni a statuto ordinario sono passi concreti verso una maggiore autonomia diffusa nel Paese.