“Se hai un problema… aggiungi olio”, questo è il motto di donpasta, cuoco poeta, ecologista e stralunato. Nelle sue performance, diventate ormai famose, ci si lascia andare all’emozione del cibo, ai suoi profumi, colori, le sue forme, i suoi aromi.

Cucina dal vivo, musica, storie, tradizione e racconti si uniscono in un cooking dj set speziato di sonorità tra il funk, il reggae, il Sud America e la Londra meticcia.
Quella di Don Pasta è una resistenza ai piatti fuori stagione, al fast food e agli OGM, in cui si rivendica il cibo come frutto di commistioni meticce, in cui non ci sono barriere ma contaminazioni che si perdono nel tempo o che si improvvisano.

Sul palco i suoi attrezzi del mestiere sono vinili e pentole, utilizzate contemporaneamente. Con lui il cibo suona, mentre frigge nella padella o tra mixer e minipimer per un grande frullato di musica e veloutés.
Una consolle, un piano da cucina, fornelli e vinili, coltelli e Technics 1200 si sporcano a vicenda con buone vibes e farina, tenera e di grano duro per l’insostituibile “Imperia” a manovella che sforna tagliatelle da offrire al pubblico fino all’ultima forchettata.

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