Asili nido a Roma al via: dagli orari ridotti al lavoro “a bolle” tutto quello che c’è da sapere sulla riapertura post Covid

Orario ridotto almeno nella fase iniziale, ingresso e uscita scaglionati, niente entrata nella struttura per gli accompagnatori, isolamento in una sorta di “aula Covid” per i bimbi con sintomi sospetti. E ancora il lavoro “a bolle” con gruppetti di bimbi lontani l’uno dall’altro. Domani mercoledì 9 settembre ripartono i 400 nidi della Capitale con oltre 16.500 bimbi iscritti. Ma lo scenario rispetto a sei mesi fa è molto cambiato. Le normative anti covid hanno imposto rigide misure per il distanziamento sociale, tradotte con linee guida emanate dal Comune di Roma che le educatrici degli asili sono costrette da domani, e non senza difficoltà, ad applicare. Vediamo i punti principali.

L’orario ridotto e gli ingressi scaglionati
Prima questione importante: per il primo mese, fino al 9 ottobre, l’orario in vigore sarà 8-14. Per il tempo pieno mamme e papà dovranno aspettare il 12 ottobre. I bimbi poi dovranno entrare e uscire scaglionati, quindi l’arco di tempo per portare i figli la mattina a scuola si riduce. “L’obiettivo da raggiungere è quello di evitare gli assembramenti e ridurre i tempi di contatto – si legge nelle linee guida – nella misura possibile, scaglionare gli orari di ingresso ed uscita e separare i relativi percorsi”.

La mascherina e la visiera per la maestre
Niente coperture sul viso per i bambini. Fino a 6 anni niente mascherina quindi i piccoli dei nidi sono esentati. Sarà invece obbligatoria per educatori, operatori, genitori. Durante il pasto e il cambio pannolino le maestre dovranno indossare anche la visiera come dispositivo di protezione integrativo della mascherina.

Si entra senza scarpe
I bambini per entrare al nido dovranno togliere le scarpe, indossando pantofole o antiscivolo. Non possono entrare all’interno i genitori o chiunque sia l’accompagnatore dei piccoli. Il punto d’accoglienza sarà necessariamente all’esterno.

L’iter anti Covid
Obbligatoria poi la quotidiana rilevazione della temperatura ai bambini, educatrici, operatori e accompagnatori. In caso di temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi o di sintomi febbrili e/o respiratori e/o gastrontestinali riconducibili all’infezione da Covid-19, del bambino o del genitore/accompagnatore, il bambino non potrà accedere alla struttura.

In caso di contagio sospetto
Se il bimbo presenta sintomi riconducibili al covid-19 durante la permanenza al nido, quindi febbre, raffreddore, tosse, disturbi intestinali, verrà isolato in una sorta di “aula Covid” e la maestra avviserà un genitore che dovrà venire subito a prelevare il bambino. Sarà poi il pediatra a valutare se avviare le procedure per il tampone. Se sì, il gruppo di bambini con cui interagiva insieme alla maestra dovranno restare in isolamento fino ai risultati.

Si lavora “a bolle”
Altra novità: per evitare in caso di sospetti covid in struttura di dover isolare tutto il nido, il lavoro avverrà “a bolle”. Ogni educatrice lavorerà sempre con gli stessi bambini, un gruppetto di massimo sette senza avere contatti con altri. Due le maestre per ogni “bolla”.

Il patto di corresponsabilità
Prima dell’inizio della frequenza, le famiglie saranno invitate a firmare un Patto di corresponsabilità nel quale si impegnano ad attenersi alle indicazioni contenute nel documento su citato, redatto dal Comune, con le linee guida per la sicurezza anti covid, oltre a firmare su un apposito registro, dichiarando la sussistenza delle condizioni di salute necessarie per l’accesso al servizio. “Fondamentale, nella prospettiva di ottenere anche l’adesione dei bambini alle buone prassi proposte – si legge nel documento – è il pieno coinvolgimento e la partecipazione responsabile delle famiglie. I genitori, dopo essere stati informati dai referenti del sistema sanitario sull’organizzazione e le procedure da adottare, sottoscrivono un patto di corresponsabilità e alleanza educativa con il servizio educativo”.

 

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