Sfasci, Raggi annuncia la svolta: ordinata la chiusura ai 17 del parco di Centocelle

Sessanta già chiusi perché irregolari e 17 (quelli del parco di Centocelle) con ordine di smantellamento recapitato giovedì scorso. La sindaca Raggi annuncia su Facebook la stretta sul settore degli sfasciacarrozze, piaga tra le piaghe della periferia romana che da anni va avanti a suon di concessioni prorogate nonostante la necessità di messa a norma.

“Dopo decenni finalmente regolamentiamo a Roma il settore dei centri di autodemolizione e rottamazione” esulta la prima cittadina. “Abbiamo chiesto loro di rispettare tutte le norme ambientali, archeologiche, paesaggistiche e di sicurezza. In questi anni ne abbiamo chiusi circa 60 irregolari, gli ultimi giovedì scorso. La legalità per noi è al primo posto. E proseguiremo su questa strada: chi non rispetta la legge è out”.

Un iter cominciato mesi fa con l’annuncio di controlli a tappeto e richiesta di presentazione agli esercenti di progetti per la messa a norma delle attività. “Dovevano essere presentati entro lo scorso 12 aprile – ricorda Raggi – subito dopo è stato avviato l’iter per la valutazione delle proposte. Alle ditte che non avevano presentato i loro progetti entro la data di scadenza ma che li hanno consegnati in tempi ragionevoli è stato consentito di rientrare nei termini, per dare a tutti la possibilità di mettersi in regola”.

Poi l’ulteriore novità: “Giovedì scorso è stata ordinata la chiusura di 17 autodemolitori attivi nel parco di Centocelle in quanto i vincoli archeologici e paesaggistici previsti sull’area non consentono alcun adeguamento ambientale”. Gli stessi che stavano lavorando per la presentazione del suddetto progetto, come confermato nell’ultima commissione Trasparenza sul tema. Gli stessi che infatti si preparano alla protesta. Lunedì 2 luglio alle 9 un sit in sotto il Campidoglio organizzato dall’Associazione Romana Demolitori e Rottamatori.

“Il Comune di Roma dice che non può concedere ulteriori proroghe a quelle già concesse per mancanza di validi strumenti amministrativi, dimenticando gli impegni presi dalle varie amministrazioni come stabilito dall’accordo di programma del 1997 che obbligava tali Enti alla delocalizzazione degli impianti. A tale proposito si ricorda che le ditte in oggetto hanno presentato garanzie fideiussorie a garanzia sia della delocalizzazione che per la bonifica e dismissione del sito”. Già, la grande questione a cui Raggi non accenna è il trasferimento delle attività. Le aree possibili individuate per lo spostamento rimangono quelle di un accordo di programma tra Comune e Regione del 1997, tutte bloccate da ricorsi al Tar e veti dei consigli municipali. E, durante l’ultima commissione trasparenza che ha affrontato il tema, lo scorso 15 aprile, gli stessi rappresentanti del dipartimento non lo hanno nascosto: “Sulle aree bisogna ripartire da zero”.

 

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