Parco di Centocelle, il suolo è tossico: metalli pesanti oltre i limiti di legge

Tossico, quanto ci si potrebbe aspettare da un’area industriale se non peggio. E invece i 120 ettari di verde inquinati sono pubblici, vincolati, con resti dell’antica Roma. Uno scempio conosciuto quello del parco di Centocelle, martoriato da roghi continui, immondizia, insediamenti abusivi, e ora confermato da un dossier fatto di numeri e analisi chimiche. Il sottosuolo dell’area non passa la prova dei laboratori, con le concentrazioni di metalli pesanti che superano i limiti imposti dalla legge, il testo unico ambientale del 2006 (decreto legislativo 152).

La ricerca è stata condotta dal CDCA – Centro di Documentazione Conflitti Ambientali che a sua volta ha commissionato lo studio alla Source International. Il tutto a fianco dell’associazione Asud onlus e del comitato Pac Libero che ormai da quasi due anni segue la vicenda passo passo. Da gennaio 2016, quando l’ex canalone Mussolini, sul lato ovest del parco, emanava fumi tossici provenienti da tonnellate di rifiuti interrati. O da febbraio, quando 41 giorni dopo l’incendio la sindaca Raggi firmò un’ordinanza per la bonifica di quel quadrante di parco.

Un provvedimento, lo ricordiamo, rimasto lettera morta. Unico compito portato a termine? Le analisi delle acque di falda e della qualità dell’aria, fatte da Arpa Lazio con risultati poco rassicuranti: acqua inquinate e superamento dei limiti di legge per quanto riguarda i composti organoclorurati. Subito dopo la diffida da parte dei residenti per l’inadempienza del Comune relativamente alla bonifica, la Protezione Civile ha interdetto l’area relativa al canalone per motivi di sicurezza e incolumità pubblica. Poi sul parco è calato il sipario, almeno quello istituzionale.

Il lavoro è andato avanti grazie a cittadini e comitati. Che hanno partecipato a un bando privato usufruendo di un budget di circa 5mila euro elargito dalla Patagonia Enviromental Grant. Il 26 e 27 giugno sono stati prelevati dal suolo del parco i campioni necessari di terreno in otto punti diversi. Dai più critici, il canalone e la zona degli sfasciacarrozze, al quadrante del primo stralcio, l’unico realmente fruita dai cittadini. Su tutti è un dato in particolare ad allarmare: berillio, selenio, stagnio, tallio, vanadio superano i tetti di legge in tutti e otti i punti dei prevelievi. In due di questi il berillio oltrepassa l’asticella fissata per le aree industriali. Un disastro, che purtroppo i cittadini conoscevano già, nei fatti se non nei numeri.

 

 

 

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 romatoday