Fiume Aniene, mai più un rigagnolo: passi avanti verso la tutela del fiume

Appena un mese fa, all’altezza di Subiaco, è suonato il campanello d’allarme. Il fiume Aniene, il secondo del Lazio, si stava progressivamente trasformando in un rigagnolo. Il prelievo straordinario autorizzato in inverno dalla Regione, ne aveva infatti drasticamente ridotto la portata.

Verso il contratto di fiume
Quattro settimane più tardi, il destino del corso d’acqua sembra avviato verso un deciso miglioramento. E’ stato infatti sottoscritto il manifesto d’intenti per il contratto di fiume dell’Aniene. Un risultato arrivato dopo un confronto cui hanno partecipatodecine di associazioni, aziende ed istituzioni. “Ho seguito il percorso per la costituzione del contratto di fiume dell’Aniene fin dall’inizio” ha fatto sapere Cristiana Avenali, responsabile del nuovo Ufficio Piccoli Comuni e Contratti di Fiume istituito dal presidente Zingaretti. Come sottolineato dall’ex direttrice di Legambiente Lazio sono state “ben 67 le realtà, tra Enti Pubblici, associazioni, sindacati, imprese” che si sono impegnate per “portare avanti un percorso condiviso” finalizzato a “tutelare il fiume dal dissesto idrogeologico, migliorarne la qualità delle acque, la naturalità ma allo stesso tempo per promuovere la sua valorizzazione”.

Uno strumento di pianificazione
Ma a cosa servono i contratti di fiume? La risposta ha provato a fornirla Italia Nostra. Si tratta di “accordi volontari tra soggetti pubblici e privati” che sono previsti in base ad alcune direttive europee. “Funzionano come strumenti di pianificazione negoziata, con il fine di perseguire la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali”. L’utilizzo di questo strumento, cui già fanno ricorso alcuni paesi europei, comincia anche a farsi largo in Italia. Nel Lazio, attualmente, si sta lavorando per formalizzarne almeno altri due. Uno riguarda il Tevere, l’altro l’Almone, il fiume sacro per i romani.

Un impegno annoso
Per ciò che concerne l’Aniene, Italia Nostra ha cominciato ad occuparsne sin dal 2002. In quell’occasione, fa sapere l’associazione, “sulla base di una presunta emergenza idrica l’Acea fu autorizzata a captare l’ultima sorgente rimasta libera, quella del Pertuso, sebbene la detta sorgente si trovi in unsito d’importanza comunitaria”. Lo scorso 27 giugno la Regione Lazio aveva autorizzato un nuovo emungimento straordinario del fiume, proprio dalla stessa sorgente. Da qui la preoccupazione e la protesta di alcune realtà, mossesi in difesa del fiume.

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