Festa per i 42 anni del CUCS Roma

Curva Sud è il cuore della Roma ed il Commando Ultrà è il cuore della Sud”, così il compianto Agostino Di Bartolomei, capitano della Roma dello scudetto del 1983, parlava dei suoi tifosi. Era la fine degli anni ’70 ed i gruppi ultras facevano il bello ed il brutto tempo negli stadi calcistici italiani ed internazionali. Fra loro il CUCS (acronimo di Commando Ultrà Curva Sud), il cui striscione che occupava buona parte del muretto del vecchio stadio Olimpico fece la sua prima apparizione il 9 gennaio 1977, in occasione di Roma-Sampdoria.

Da allora sono passati 42 anni, ma l’amore per chi ha cantato accompagnato dal ritmo dei tamburi degli Ultrà Roma non è mai cessato, come dimostrano le celebrazioni che ogni anno (il 9 gennaio) hanno accompagnato il compleanno del CUCS. Una ricorrenza che non mancherà di essere celebrata neanche oggi, con un evento (“I tamburi a suonar torneran”) che si terrà a partire dalla 19:00 allo Scalo 77 di San Lorenzo.

Ma cosa rappresenta il CUCS per i tifosi della Roma? Semplice, la storia del tifo organizzato. Prima di quel 9 gennaio di 42 anni fa erano già diversi i gruppi Ultras che frequentavano il cuore caldo del tifo giallorosso. Boys, Fedayn, Guerriglieri della Curva Sud e La Fossa dei Lupi, queste le firms attive in Sud dai primi anni ’70. Furono proprio questi ragazzi a dare vita ad un unico gruppo, quello del CUCS, dal quale si allontanarono subito mantenendo una loro identità i Boys ed i Fedayn, le cui ‘pezze’ sono ancora affisse sulle vetrate della Sud come allora.

Attivo sin dal 1977 con lo storico striscione che occupava il muretto della Sud, il CUCS era solito viaggiare in trasferta con il più comodo striscione “Ultrà Roma”. “Vedevi la Curva e la Roma ti entrava nel cuore”, ha detto diverse volte Bruno Conti, anche lui campione d’Italia nel 1983 assieme ad altri campioni quali Falcao, Tancredi, Nela e Pruzzo, solo per citarne alcuni. Caratteristica del CUCS erano i tamburi, oltre 50 quelli che scandivano il ritmo in Sud per tutti i 90 minuti ed oltre, a prescindere dal risultato in campo.

Una firm che dava scuola in Italia ed in Europa che ha cominciato ad incrinarsi nell’estate del 1987, quando l’allora presidente Dino Viola tesserò Lionello Manfredonia, ex laziale mai voluto da una parte del CUCS che non gli perdonava un processo nel quale il centrocampista romano venne accusato di aver venduto le partite della squadra di cui era giocatore e tifoso, la SS Lazio appunto.

Un disappunto che il CUCS manifestò apertamente con un enorme striscione che recitava: “Viola, non ci vomitare Manfredonia”. Nonostante le dimostranze “dei suoi ragazzi” come era solitro chiamarli, il presidente della Roma non ascoltò i tifosi e portò alla Roma Manfredonia. Una scelta infausta, almeno dal punto di vista ultras, che spaccò letteralmente in due il cuore caldo del tifo giallorosso.

Da una parte si formò quindi il GAM (Gruppo Anti Manfredonia) secondo il quale un laziale come lui non era degno di indossare la maglia giallorossa della Roma. Dall’altra prese vita il Vecchio CUCS, secondo il quale un giocatore della Roma non poteva essere fischiato mai, anche se aveva un passato biancoceleste come quello di Manfredonia.

Una diatriba che non cessò mai di esistere, tanto che non c’era domenica nel quale non ci fossero tensioni fra i due schieramenti pro e contro l’acquisto di Manfredonia. Nonostante tutto il Commando Ultrà non cessò, ma continuò ad essere il gruppo leader della Sud sino alla stagione 1999-2000, quando durante un Roma-Inter il CUCS venne allontanato dalla Sud da quello che poi divenne il gruppo guida della Curva per alcuni anni, gli As Roma Ultras.

Nonostante il ritiro della ‘pezza’ dal muretto della Sud, il CUCS non ha mai cessato di esistere, tanto che a distanza di 42 anni da quel 9 gennaio 1977 i tifosi della Roma continuano a festeggiarne la nascita. “Noi saremo sempre qua, siamo del Commando Ultrà e la Roma e la squadra del mio cuor”.

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