Ex cinema Colorado, passo indietro sul polo culturale: “La proprietà l’ha messo in vendita”

Come per Cenerentola la mezzanotte. Il cartello “vendesi” comparso sul bandone dell’ex cinema Colorado infrange il sogno di quei cittadini che da un anno lavoravano alla sua trasformazione. Nelle sale abbandonate di via Clemente III, a Pineta Sacchetti, Pinacci Nostri, Urban Art Project e progetto Macine (movimenti indipendenti, nati dal basso, per la rigenerazione degli spazi urbani) avrebbero voluto realizzare un polo culturale. Ci hanno creduto, hanno trattato per mesi con la proprietà, poi lo hanno preso in affitto un mese per allestire il grande evento dello scorso 20 e 21 maggio: una due giorni di balli, performance artistiche, letture, teatro, laboratori creativi, proiezioni, live painting. Un assaggio di quello che potrebbe essere, un po’ di ossigeno a quei 700 metri quadrati di stanze vuote.

Un enorme successo con centinaia di partecipanti, Claudia Santamaria nelle vesti di attore e cantante, una lunga lista di “partner ship” tra i negozi del quartiere, e il proprietario presente, apparantemente soddisfatto del risultato e pronto, almeno a parole, a dare il suo placet al progetto da mettere a sistema a partire dal prossimo autunno. Poi il fulmine a ciel sereno: l’annuncio sul bandone due, tre giorni dopo. L’ex cinema è stato messo in vendita.

“Non sapevamo niente, fino a pochi giorni fa le intenzioni erano di affittarci lo spazio per far partire il progetto” racconta Lello Melchionda di Pinacci Nostri. “Siamo senza parole, giovedì prossimo avevamo un appuntamento con il proprietario, non siamo ancora riusciti a rintracciarlo per capire meglio. Siamo preoccupati, abbiamo informato i cittadini, soprattutto tutti coloro che ci hanno sponsorizzato, i negozi del quartiere che hanno fatto donazioni in cambio del logo del loro esercizio sulla locandina. Ma anche tutti coloro che ci hanno in qualche modo supportato in questa avventura”.

Non è chiaro cosa accadrà. “L’annuncio è reale, abbiamo telefonato ed è in vendita a un milione di euro” spiega Lello. Ma con il proprietario gli attivisti avevano un appuntamento in settimana, e tutto si aspettavano fuorché la messa in vendita senza alcun preannuncio. “Speriamo che ci sia ancora il margine per la trattativa che abbiamo avviato, ci abbiamo lavorato molto, con la forza e l’energia di tantissime persone del quartiere che ci hanno creduto insieme a noi”. Perché oltre ai 1500 euro di affitto per il mese di maggio, i tre movimenti organizzatori hanno provveduto di tasca propria ad alcuni lavoretti di ristrutturazione per permettere l’evento, un paio di interventi agli impianti elettrico e idraulico e al bagno. Poi lo hanno riempito d’arte e restituito ai romani.

“Abbiamo dimostrato che esistono delle soluzioni, basate sull’arte, che possono essere in grado di rendere l’ex Colorado un posto godibile e aperto al pubblico nel tempo per ospitare eventi culturali. Auspichiamo che questa possibilità ci venga comunque concessa e che questo sogno si realizzi”. Perché “il quartiere ha bisogno di tutto ciò e non di sale bingo o supermercati”.

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