Dalle lucciole di giorno agli alberi mai potati: il “grido di dolore” del rione San Saba

Altro che rione “gioiello”. Chi lo abita non ne può più di sentirlo dipingere come il paese del Bengodi. Stretto tra Aventino, Celio e Palatino, con il gemello Testaccio ai suoi piedi, San Saba rientra tra i quartieri “giardino” anni ’20. I villini bifamiliari rivestiti di una cortina di mattoni rossastri si alternano alle palazzine basse di proprietà dell’Ater, ognuna con un suo cortile. Il verde non manca e l’atmosfera è quella familiare, tutta romana, del paesino in mezzo alla città. Ma attenzione alle apparenze, il rione XXI non è un’oasi felice.

Alberi cresciuti a dismisura tanto da coprire i pochi lampioni che funzionano, bivacco, prostituzione lungo le mura archeologiche, siringhe sui marciapiedi, strade sporche e buie. Gli abitanti protestano e di ragioni ne hanno diverse. In 200 hanno firmato la petizione inviata questa mattina a Prefettura e Questura. E in 50 hanno manifestato per le strade del rione. Via Camuccini, via Bramante, piazza Bernini battute una per una con il megafono d’ordinanza e in testa lo striscione: “Stop al degrado”.

Una giungla su San Saba 

“Sono sette anni che come comitato di quartiere chiediamo che gli alberi vengano potati” racconta il signor Michele Pallocca, nato e cresciuto a San Saba. “I rami sono talmente lunghi che le foglie coprono la luce e le strade restano al buio, non si può passeggiare tranquilli, ci sono stati diversi episodi di furti e rapine. Siamo stanchi di non essere ascoltati”. Già, in via di San Saba è coperto addirittura il semaforo. E la scarsa illuminazione fa facilmente da cornice a scene poco decorose. 

Trans e prostitute alla luce del sole

Al verde incolto che rende l’ambiente poco sicuro per gli abitanti, si sommano prostituzione e bivacchi di ogni sorta, con i resti dei bagordi notturni a ornamento delle fortificazioni d’età imperiale. Da bottiglie di birra e vino, cibo, siringhe, escrementi non sempre di cane. “In via Guerrieri non si può nemmeno aspettare l’autobus alla fermata” dice la signora Nunzia, riferendosi a lucciole e clienti che si fermano in continuazione anche di giorno. Si appartano nel verde abbandonato di là dalle mura. Controlli non ce ne sono. E appena cala il sole lasciano il posto ai transessuali. 

“Abbiamo raccolto duecento firme” spiega la vicepresidente della commissione municipale Lavori Pubblici e Ambiente Daniela Spinaci, residente a San Saba. “Ho più volte sollecitato anche l’assessore all’ambiente Pinuccia Montanari, sia a voce dal vivo che con mozioni apposite” ma senza riscontri. “Il verde incolto è un problema reale”. La settimana scorsa l’ultima lettera protocollata inviata alla sindaca Raggi per sensibilizzare sulle istanze del rione, firmata dalla capogruppo dem in municipio Sara Lilli. Anche qui nessuna risposta. “Ma è una delle tante comunicazioni che abbiamo fatto come municipi in merito alle condizioni in cui versa questo quadrante”. Che è di pregio sì, ma solo sulla carta e quando fa comodo al mercato immobiliare. 

La maxi dismissione Ater

Le circa seicento case popolari di San Saba rientrano nella maxi dismissione dell’Ater, che grazie a una modifica alla legge regionale n.27 del 2006 che regolamenta l’alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica destinata all’assistenza abitativa, possono essere ceduti a valore di mercato. Per i villini di San Saba vuol dire valori intorno ai 4500 – 6000 euro al metro quadro. Troppo per chi paga di affitto tra i 100 e 200 per 50 metri quadri. 

Lo scorso febbraio le proteste dei residenti, e prima dell’estate la delibera regionale tampone che prevede sconti fino al 50 per cento sul valore Omi (Osservatorio mercato immobiliare). “Dobbiamo capire ancora quali sono esattamente i criteri con cui verranno applicate le riduzioni” spiega Yuri Trombetti, ex consigliere municipale e presidente del comitato Inquilini Centro Solidale. Dovrebbero tenere conto delle condizioni in cui versano gli edifici, pessime nel caso specifico data l’assenza da anni di manutenzioni adeguate. “Ci piove in casa perché le tegole del tetto non le hanno mica cambiate tutte” si sfoga la signora Paola Ceccarelli, un’altra residente di via Giotto. “Ho tutte le macchie nere sul muro”. Palazzi vecchi lasciati morire, vicino ai quali non potrebbero passare nemmeno i mezzi pesanti per questioni di stabilità. Atac e Ama fanno eccezione per garantire i servizi, i pullman turistici invece sarebbero banditi. C’è un cartello di divieto sulla strada, regolarmente ignorato.

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